Segnaliamo l’editoriale dell’ultimo numero della newsletter del Gruppo PD
Si chiude un altro anno. Tempo di bilanci, ma anche di strategie per pianificare i prossimi mesi per la Lombardia, mesi decisivi per la possibile uscita dalla crisi e per la marcia di avvicinamento a quell’Expo 2015 che viene dipinto come il primo vero passo di rinascita della nostra regione e dell’Italia intera.
Parliamo allora di bilanci.
Il 2013 verrà probabilmente ricordato come l’anno della grande occasione mancata per cambiare la Lombardia. Il ventennio formigoniano non si è chiuso, ma prosegue sotto mentite spoglie. L’asserita voglia di cambiamento trascolora in un gioco delle parti all’ombra della crisi economica e di un’istituzione regionale che fatica a ritrovare credibilità dopo i colpi delle indagini per corruzione, prima, e uso scorretto dei fondi pubblici, poi. E c’è il rischio, come spesso accade, che tutto sia considerato da buttare in un impeto di semplificazione che tanto assomiglia a voglia di ricentralizzare. Un 2013 molto faticoso, dunque, per l’istituzione regionale sulle cui spoglie tenta di vivacchiare una maggioranza scomposta più che composita e un presidente che pare affidarsi più alle relazioni esterne che alla fiducia nella propria azione politica e nella sua maggioranza.
Ed ecco, allora, il secondo bilancio, quello di previsione per il 2014. Se dovessimo immaginare il nuovo anno a partire da quanto approvato in aula, potremmo descrivere i prossimi mesi come l’ennesimo capitolo della storia di una Lombardia che si proclama eccellente, fatica a tenere il passo del mondo che cambia e rischia di vedere consumata la ricchezza accumulata negli anni e, ormai, non più rigenerata. Il timone della barca è affidato all’assessore al bilancio Garavaglia, brillante dispensatore di certezze riguardo la necessità che tutti si adeguino alla Lombardia (unica eccellenza in un’Europa di pazzi destinata all’autodistruzione). Dove si stia dirigendo la barca stessa non è però dato sapere, visto che le tanto sbandierate rivoluzioni macropadane si stanno manifestando con provvedimenti che assomigliano a pannicelli caldi più che vere e proprie strategie di cambiamento. Qualche esempio? Si annuncia la rivoluzione dei ticket e si propone una esenzione per una fascia ristretta della popolazione (meglio che niente, s’intende). Si promettono milioni, anzi, miliardi di euro per le imprese e si scopre che la regione non fa altro che mettere in campo garanzie sperando che i soldi arrivino da altri. Si proclama lo stop ai centri commerciali, ma ci si limita a rendere più lungo e oneroso il percorso per avere un’autorizzazione che, comunque, può essere difficilmente negata.
E, se ci permettere ancora qualche parola, c’è un’aggravante che pesa come un macigno sul 2013 della Lombardia. La presuntuosa autosufficienza con cui si snocciolano le cifre del miracolo lombardo fanno a pugni con la storia di una regione che, più che vantarsi, ha sempre lavorato e, più che isolarsi, ha sempre creato le condizioni per essere al centro di scambi e relazioni, con l’umiltà di chi aveva tanto da imparare e grande generosità nel condividere. Che fine hanno fatto queste qualità nella Lombardia di Maroni?
Permetteteci allora un augurio, in vista dell’imminente Natale e del nuovo anno.
In tempi di astio e rancore, che si manifestano anche nello stile del fare politica e nelle relazioni tra le persone, speriamo davvero che venga riscoperta la possibilità di costruire relazioni nuove, all’insegna della solidarietà, dell’attenzione ai più fragili e dell’umile consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte. Da qui può ripartire quella voglia di fare che ha sempre caratterizzato la Lombardia e che sembra perdersi nella recriminazione e nella disillusione.
Buon Natale e buon 2014.