Il Governo ha accolto l’interpellanza dei deputati lombardi del Partito Democratico: per avere più autonomia si applichi la Costituzione e non si spendano 30 milioni di euro dei contribuenti con il referendum della Lega.
Il sottosegretario Gianclaudio Bressa si è fatto carico, a nome del Governo, di chiedere da subito alla Regione Lombardia l’apertura del confronto per definire l’intesa necessaria per predisporre la proposta di legge da sottoporre al Parlamento per la modifica delle competenze tra Stato e Regione, così come previsto dalla Costituzione. Le modalità scelte dalla Regione Lombardia, ha infatti spiegato Bressa in Parlamento, sono irrituali: la legittimità del referendum è quanto meno dubbia perché “non ci si può rivolgere con un referendum ai cittadini senza chiarezza nel quesito, i cittadini debbono essere messi nelle condizioni di scegliere”.
«Ora che anche il Governo – commenta il segretario regionale Alessandro Alfieri – ha chiesto a Regione Lombardia di aprire un tavolo di confronto Maroni non ha più alibi. Svuotato di contenuto il referendum, anche per la sua dubbia legittimità, come ha sottolineato il Governo, non si perda altro tempo con inutili e costose operazioni propagandistiche. Si dia attuazione alle nome contenute nella nostra Costituzione e si creino le condizioni per una buona legge da sottoporre al Parlamento per richiedere maggiore autonomia per la Lombardia».
«Il Partito Democratico – commenta la delegazione del PD lombardo alla Camera – ha sempre sostenuto il Regionalismo differenziato e che le Regioni che hanno i conti in ordine (pareggio tra entrate e uscite) sperimentino forme di maggiore autonomia per valorizzare le differenze territoriali. Per questo abbiamo chiesto al Governo e alla Regione Lombardia di non perdere ulteriore tempo, ricordando che la Regione Lombardia aveva già avviato una richiesta analoga nel 2007, proposta però bloccata dal governo Berlusconi, nel cui Consiglio dei Ministri sedeva Roberto Maroni con il ruolo di Ministro degli Interni. I 30 milioni di euro della consultazione potrebbero essere meglio usati accompagnando la necessaria riforma del sistema delle autonomie locali, sostenendo le unioni e le fusioni dei Comuni, il riordino delle Province e la Città Metropolitana di Milano».