Maroni prima di tutto deve chiedere scusa: il sistema che doveva portarci nel futuro, il fiore all’occhiello di Regione Lombardia, ci porta invece a un passato lontano. Alle 13.30 di lunedì 23 ottobre la Regione non è stata ancora in grado di dare il dato definitivo. Il presidente Maroni dovrebbe mettere da parte l’arroganza e scusarsi per i disservizi, per le tante persone bloccate nei seggi a lavorare fino alle due di notte per l’incapacità di questo sistema.
Rispetto ai risultati, arrivati con un ritardo mai visto negli ultimi anni, è confermato il basso tasso di affluenza: il 38%, non si arriva neanche al 40% nonostante l’esorbitante cifra spesa, oltre 55 milioni di euro, e una campagna di comunicazione spesso sfociata in vera e propria propaganda. Imbarazzante nascondersi dietro un’asticella, il 34%, decisa arbitrariamente qualche giorno prima e fare paragoni con il Veneto che stacca di 20 punti percentuali la Lombardia. Per Maroni è stato un flop.
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Referendum autonomia in Lombardia: cosa succederà davvero
Sui passaggi futuri del percorso verso la maggiore autonomia in Lombardia se Maroni vuole fare sul serio il Pd c’è ed è compatto. Il presidente venga in Consiglio regionale e discuta con noi e tutte le forze politiche quali sono le materie oggetto di trattativa con il Governo. Ma sappia che, se continua sulla linea della propaganda chiedendo l’impossibile, non sosterremo una mozione del governatore “a scatola chiusa”. Il PD è disponibile a lavorare sul regionalismo differenziato, altrimenti siamo pronti a dare battaglia. Il tema della maggiore autonomia è troppo importante per essere ulteriormente svilito da una Lega Nord in campagna elettorale.
Alessandro Alfieri, segretario regionale PD