L’Assemblea regionale del PD lombardo si è svolta a Nembro (BG) lo scorso sab. 12/09, in presenza, secondo il seguente ODG:
1. Iniziativa politica del PD lombardo;
2. Adempimenti statutari;
3. Discussione sulla situazione politica;
4. Varie ed eventuali.
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Ulteriori documenti sono scaricabili qui:
SALUTO DEL SEGRETARIO PROVINCIALE DI BERGAMO DAVIDE CASATI
CONTRIBUTO DEL GRUPPO REGIONALE DEL PD LOMBARDO
Nella pagina Facebook del PD lombardo vengono inoltre resi disponibili i video dei principali interventi.
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IL TESTO DELLA RELAZIONE DEL SEGRETARIO REGIONALE ALL’ASSEMBLEA
Care democratiche, cari democratici,
grazie ad ognuno di voi per essere qui stamattina, in presenza dopo tante settimane di riunioni esclusivamente on line.
Ci è sembrato naturale e dovuto, per l’apertura dell’anno politico, tornare a Nembro dove un anno fa svolgevamo l’Assemblea regionale degli amministratori democratici e civici.
In questo anno è successo di tutto, rivoltando le nostre vite e le nostre comunità nel profondo, probabilmente anche più di quello che pensiamo.
Tornare a Nembro è innanzitutto testimonianza di vicinanza alla comunità locale, dei territori circostanti di Bergamo e della bergamasca. Simbolo di tutti i territori lombardi maggiormente colpiti dal CoViD-19.
Voglio ringraziare a nome di tutte le democratiche e i democratici lombardi il Pd di Nembro e Davide Casati, segretario della Federazione di Bergamo, e attraverso di lui tutta la comunità democratica bergamasca per essere stati in questi mesi così tragici innanzitutto vicino alle persone. Un ringraziamento a tutti gli amministratori che sono stati costantemente e coraggiosamente in prima linea. Grazie a Giorgio Gori e grazie ai rappresentanti istituzionali di questo territorio Antonio Misiani, Maurizio Martina, Elena Carnevali e Jacopo Scandella.
Nelle parole con cui Davide ha aperto questa Assemblea c’è tutto il peso della fase più acuta dell’emergenza sanitaria e ci sono tutta la forza e tutta l’energia su cui possiamo contare per ripartire.
In queste settimane si sono svolti diversi momenti istituzionali, collettivi e privati di ricordo delle vittime del CoViD-19. Ci sono stati momenti simbolici di raccoglimento, da ultima la Messa da Requiem eseguita dall’Orchestra del Teatro alla Scala prima in Duomo a Milano, poi a Bergamo e a Brescia.
Un gesto che rappresenta un potente simbolo di ripartenza, come fu dopo l’immane tragedia della Seconda guerra mondiale, l’apertura del Teatro alla Scala di Milano l’11 maggio del 1946 con il concerto diretto dal Maestro Toscanini.
Delle parole pronunciate in questi mesi mi permetto di ricordare quelle particolarmente ispirate del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui va, ancora una volta, il nostro ringraziamento per la vicinanza e l’empatia con cui ha dimostrato la presenza delle istituzioni repubblicane al fianco delle popolazioni colpite.
Come ha detto Mattarella lo scorso 28 giugno a Bergamo: “Rammentiamoci delle energie morali emerse quando, chiusi nelle nostre case, stretti tra angoscia e speranza abbiamo cominciato a chiederci come sarebbe stato il nostro futuro, il futuro della nostra Italia. La memoria ci carica di responsabilità. Senza coltivarla rischieremmo di restare prigionieri di inerzia, di pigrizie, di vecchi vizi da superare. Da quanto avvenuto dobbiamo uscire guardando avanti. Con la volontà di cambiare e di ricostruire che hanno avuto altre generazioni prima della nostra”.
Mi permetto di scomodare le parole del Presidente Mattarella perché negli ultimi giorni è stato a più riprese strattonato, prima con la lettera dei Presidenti delle regioni governate dal centrodestra, scritta sotto dettatura di Salvini per alimentare la polemica contro il Governo; poi con la mozione presentata dal centrodestra in consiglio regionale lombardo e indirizzata all’attenzione del Presidente.
Al centrodestra ricordiamo che, prima di tirare per la giacchetta il Presidente della Repubblica è più utile ascoltarlo, fino in fondo. Per questo voglio ricordare anche queste parole pronunciate sempre dal Presidente Mattarella a Bergamo: “Fare memoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto. Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima. Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere”.
È esattamente la ragione per la quale abbiamo chiesto fin dall’inizio, insieme a tutte le altre opposizioni, l’istituzione della commissione regionale di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria in questa Regione, non per inseguire le responsabilità individuali né tantomeno quelle eventualmente penali su cui sono aperti, peraltro, diversi filoni d’inchiesta della magistratura, ma per mettere a fuoco le responsabilità politiche e amministrative delle scelte fatte e di quelle omesse.
Questo dobbiamo ai lombardi.
Un luogo istituzionale, sottratto allo scontro politico quotidiano, dove ricostruire e comprendere fino in fondo quanto accaduto, per questo abbiamo respinto il veto politico posto dalla Lega sul Pd e per questo continuiamo a insistere perché la commissione inizi, finalmente, i suoi lavori.
C’è un punto che voglio brevemente sottolineare rispetto ai rapporti tra maggioranza e minoranza: fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo dato la disponibilità ad una collaborazione istituzionale per gestire al meglio la situazione d’emergenza, nulla di nuovo né di diverso rispetto a quello che è stato fatto in altre regioni come in Emilia-Romagna, dove quotidianamente i gruppi di opposizione venivano informati dell’andamento del contagio e delle scelte della Giunta. Non si sono certo appannate le differenze, né si sono sovrapposti i ruoli tra maggioranza e minoranza, semplicemente ognuno ha svolto il suo ruolo in un alveo di correttezza istituzionale.
In Lombardia non è stato possibile; fin da subito l’atteggiamento della Giunta è stato di chiusura e di protervia.
Abbiamo svolto il nostro ruolo insistendo, con tutti gli strumenti a nostra disposizione, su cosa non stava funzionando nella gestione della crisi, entrando nel merito delle questioni, addirittura nel dettaglio, per impedire alla Giunta di commettere ulteriori errori e per cercare di correggerne i più dannosi. Lo scorso 4 maggio il Gruppo regionale presentava la mozione su 8 punti specifici, su cui abbiamo chiesto un cambio di rotta alla Regione e il cambio dell’Assessore Gallera.
Mozione respinta, salvo poi la retromarcia nelle settimane successive della stessa maggioranza che è stata costretta ad intervenire e modificare alcune scelte, andando nella direzione dei punti che avevamo indicato.
Abbiamo condotto una battaglia politica a viso aperto, in Consiglio regionale e nella società a fronte di una Giunta che ha sempre negato l’evidenza, quell’incredibile “abbiamo fatto tutto bene” ripetuto come un mantra. Dietro l’arroganza si cela la profonda fragilità di una Amministrazione regionale che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza a governare un passaggio così complesso.
Sono convinto che questo sia evidente alla maggioranza dei cittadini lombardi, Fontana e la sua Giunta pagano un prezzo di credibilità e di consenso a fronte della disastrosa gestione dell’emergenza sanitaria e dell’incapacità a prepararsi adeguatamente alle fasi successive. Hanno una drammatica tendenza a ripetere gli stessi errori. Basta guardare gli ultimi giorni: dall’incapacità di gestione dei tamponi ai concittadini di rientro dai paesi esteri con tassi di contagio elevati, all’inadeguatezza dimostrata nella predisposizione della annuale campagna vaccinale dell’influenza stagionale.
Ad una inadeguatezza strutturale di questa Giunta si è aggiunto un Presidente che ha rotto il rapporto di fiducia con i Lombardi. Fontana ha mentito, negando qualunque coinvolgimento sulla vicenda dei “camici” ed è stato prontamente sbugiardato.
Con le altre opposizioni abbiamo presentato la mozione di sfiducia al Presidente Fontana e voglio ringraziare il lavoro di Fabio Pizzul e di tutto il nostro gruppo consiliare per la battaglia che hanno condotto. La mozione è stata respinta, i rapporti di forza in Consiglio rimangono quelli usciti dalle urne nel 2018. Possono aver respinto la mozione, possono pensare ad un rimpasto, possono provare a durare fino al 2023 ma la sostanza non cambia: hanno fallito e la giunta Fontana è politicamente al capolinea.
È urgente mandarli a casa, per questo insisteremo con un’opposizione netta e senza sconti per liberare la Lombardia dalla giunta Fontana.
Diciamola meglio: liberare la Lombardia dal sistema-Lega. Nel corso di questi anni non c’è stata solo una mutazione genetica del centrodestra, ormai saldamente a guida leghista e in preda ad una ideologia sovranista, si è affermato un vero e proprio “sistema-Lega” fatto dell’occupazione di ogni anfratto delle istituzioni regionali, dalla sanità, alle infrastrutture, alle leve a sostegno dello sviluppo economico. Un sistema opaco che identifica la Lega con le istituzioni, gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e le cronache delle inchieste giudiziarie di questi mesi e delle ultime ore puntano il dito su quest’intreccio.
È questo assetto che impedisce alla Lombardia di ripartire.
È urgente costruire un’alternativa politica in grado di liberare la Regione per farla ripartire. Tanto più avrà forza ed evidenza questo lavoro tanto più sarà accelerata la fine della giunta Fontana.
Un’alternativa costruita su una visione differente di questa Regione e delle sue possibilità di sviluppo.
Un lavoro che abbiamo iniziato con il documento “Ripartiamo in Lombardia”, votato dalla Direzione regionale dello scorso 8 giugno e frutto del lavoro di oltre 50 tra docenti universitari, ricercatori, esperti, esponenti del terzo settore e amministratori locali che hanno contribuito a questo dibattito. Il documento è stato messo a disposizione di tutte le realtà territoriali e chiedo che sia la base della discussione odierna. Il documento lo conoscete, lo avete ricevuto anche con la mail di convocazione, ne riprendo solo alcuni aspetti per concentrare la discussione su come costruire questa alternativa.
Ripartire in sicurezza perché la pandemia non è finita, non ripetendo gli stessi errori. Il servizio sanitario lombardo così come è stato plasmato dal centrodestra non ha retto l’impatto della pandemia: la gestione degli ospedali confusa, il fallimento della medicina territoriale, la mancanza di dispositivi di protezione individuale, le drammatiche scelte sulle RSA, il flop dell’ospedale in Fiera Milano. Sia chiaro le eccellenze c’erano e rimangono. La sanità lombarda è stata fatta dalla grande capacità di medici, infermieri, professionisti. Tanti ospedali rappresentano una vera eccellenza nel territorio nazionale e hanno una grande capacità di cura e di innovazione terapeutiche e di ricerca. L’onda d’urto del CoViD-19 ha messo a nudo i limiti del modello lombardo e ha aggiunto nuovi inquietanti problemi che sono ricaduti sul sistema, sugli operatori, sui malati e sui cittadini. È tempo di cambiare radicalmente, entro la fine di quest’anno andrà a scadenza la sperimentazione del modello di sanità lombarda vol
uto dalla giunta Maroni e proseguito dalla giunta Fontana. Il Governo dovrà esprimere una valutazione su questa sperimentazione, chiediamo che lo faccia presto e nel massimo del rigore tecnico e scientifico.
L’impegno che ci siamo presi a partire dall’incontro dello scorso 3 luglio, alla presenza del Segretario nazionale Zingaretti, è quello di costruire un progetto radicalmente alternativo alla legge 23. Siamo partiti in quella sede dal dialogo e dal confronto con il complesso del mondo sanitario e scientifico, con gli amministratori locali e i territori.
Abbiamo ascoltato nel mese di luglio la voce dei cittadini con la campagna “In Lombardia non è andato tutto bene. È ora di cambiare”, incontrandoli di persona nei gazebo che siamo tornati ad allestire nelle piazze e nei mercati, e raccogliendo le loro opinioni attraverso la piattaforma “Pd la tua”. Voglio ringraziare tutti i circoli e le federazioni per questo grande lavoro, svolto con generosità e impegno che ci consente con la mole di opinioni raccolte, di entrare nel vivo della proposta con il lavoro del gruppo regionale, dei parlamentari nazionali ed europei, dei nostri amministratori.
Siamo convinti che una grande opportunità derivi dalla linea di credito senza condizionalità e con tassi prossimi allo 0, offerta del meccanismo europeo di stabilità. Secondo alcune proiezioni una cifra intorno ai 6 miliardi € potrebbe essere a disposizione della Lombardia. Diciamo Sì al MES e diciamolo subito. Chiedendo al Governo di fare presto ma lo diciamo anche al presidente Fontana che sono risorse fondamentali a cui dire Sì senza tentennamenti, sapendo che non possono andare a finanziare ciò che non ha funzionato ma che devono essere indirizzate ad un progetto di cambiamento.
Ripartire non significa riprendere dal punto di partenza.
Non è pensabile auspicare un semplice ritorno alla normalità sia perché le condizioni di contesto economico e sociale sono profondamente cambiate sia perché molte delle politiche portate avanti negli ultimi decenni si sono rilevate non adeguate a proteggere i cittadini durante l’emergenza: in campo sanitario prima di tutto ma anche nei sistemi di welfare, nelle politiche industriali e nell’assetto istituzionale sono molte le criticità emerse in queste settimane che richiedono un profondo ripensamento.
La crisi sta mettendo in discussione assetti a diverse scale: internazionale, nazionale e regionale.
Innanzitutto è bene ricordare che non siamo soli. L’Unione Europea, dopo una colpevole esitazione iniziale, ha fatto passi importanti, impensabili solo pochi mesi fa: sospensione Patto di Stabilità, il Piano SURE con 100 miliardi per la disoccupazione, il Piano della BEI per garantire liquidità alle PMI, la possibilità per gli Stati di spendere i fondi strutturali residui, l’uso del MES senza condizionalità, il Recovery Plan for Europe, di cui l’Italia è il primo beneficiario con 209 miliardi di euro di risorse assegnate.
Mario Draghi, con tutta la sua autorevolezza, ha ben spiegato come questo deve essere il tempo in cui lo Stato protegge i cittadini e le imprese da una pandemia che rischia di avere gli stessi effetti di una guerra.
Questo segnale è importante per il nostro Paese e deve essere uno sprone a “fare debito buono”, a recuperare la distanza che ci separa da molti Paesi europei in termini di infrastrutture (manutenendo quelle materiali e costruendo quelle immateriali) a servizio dei cittadini e delle imprese, di tutela e valorizzazione del nostro territorio per il rilancio di un settore chiave come il turismo, di investimenti in ricerca scientifica e innovazione tecnologica, di conversione dei processi produttivi più inquinanti
Ripartire significa una visione di sviluppo completamente nuovo.
Come recita il documento nazionale del Pd “Per un’Italia nel futuro: giusta, giovane, verde e connessa” presentato una settimana fa l’Italia va modernizzata, non restaurata.
Delle sette aree prioritarie d’intervento, definite cantieri nel documento, molte riguardano la nostra Regione.
Il cuore di questa sfida è a queste latitudini, o riparte la Lombardia o l’Italia intera non riparte. Il dibattito delle prossime settimane dovrà essere orientato intorno alle scelte di fondo, alle priorità, agli strumenti e alla capacità di spesa in modo ottimale dei fondi che- ricordo per inciso- dovranno essere impegnati entro il 2023 ed effettivamente spesi entro il 2026, a questo proposito è utile ricordarci che ad oggi la capacità di assorbimento dei fondi U.E. del nostro Paese si attesta al 38% (penultimi in Europa).
Siamo convinti che in questo percorso di discussione ed elaborazione dei progetti si debba sentire il punto di vista dei nostri territori, del tessuto economico e produttivo, delle sue energie e risorse che costituiscono un giacimento di potenzialità per il Paese intero. Chiediamo ai rappresentanti del Governo di essere presente qui in Lombardia nei primi giorni di ottobre per un confronto che organizzeremo con le parti sociali e gli amministratori.
Possiamo svolgere un ruolo centrale in questa partita, come Governo e come Pd.
È del Governo ma soprattutto del Pd il volto di questa sfida europea, vinta grazie alla credibilità e all’impegno del commissario europeo Paolo Gentiloni, del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, della compagine ministeriale Pd a partire dal ministro Gualtieri, dal viceministro Misiani e dal Ministro Amendola.
Ripartire significa credibilità sui progetti che si propongono.
Uno dei temi centrali di Next Generation E.U. è lo sviluppo sostenibile: in questa regione c’è una differenza enorme tra chi, come il centrodestra, non ci ha mai creduto e una forza politica come il Pd fatta di amministratori che quotidianamente realizzano buone pratiche, nelle scelte che compiono per le proprie comunità. Per noi lo sviluppo sostenibile è cifra del nostro impegno. Penso tra le tante iniziative all’Assemblea regionale tematica che abbiamo svolto lo scorso anno proprio su questi temi a Brescia, penso al lavoro di elaborazione e alla campagna che abbiamo preparato prima del lock-down e che adesso tornano di stringente attualità.
Costruire l’alternativa significa, innanzitutto, costruire un’agenda diversa dalla propaganda della Lega, vi ho riproposto soltanto alcuni spunti del documento che verranno integrati, subito dopo la mia relazione introduttiva, dagli interventi di chi ha seguito i gruppi di lavoro.
Vengo al secondo aspetto, per liberare la Lombardia oltre a cambiare l’agenda è necessario costruire un’offerta politica ambiziosa.
Si tratta di una sfida di rilievo nazionale ma sia chiaro: non chiediamo alcunché a Roma, se non la compiuta consapevolezza che costruire una robusta alternativa alla Lega in Lombardia è un pezzo fondamentale della sfida di Governo, nella capacità di gestione della transizione e di costruzione del consenso alle politiche stesse del Governo. Oltre ad essere fondamentale per la sfida elettorale nazionale quando sarà.
A fronte di una sfida così importante non può esserci nulla di scontato e nulla di intentato.
È fondamentale prima di tutto rilanciare il campo del centrosinistra.
Un anno fa alle elezioni amministrative che hanno coinvolto i due terzi dei comuni lombardi abbiamo nel complesso tenuto. Quest’anno la tornata è molto più limitata, riguardando 84 comuni di cui 15 sopra i 15.000 abitanti e due comuni capoluogo, ma è politicamente rilevante. Ci presentiamo con candidati determinati e all’altezza che stanno conducendo una campagna elettorale senza risparmiarsi. È da notare che il centrodestra si presenta unito praticamente dappertutto mentre non è così per il centrosinistra. Questi ultimi giorni di campagna elettorale da qui al primo turno e poi ai ballottaggi devono servire per recuperare l’unità dell’elettorato del centrosinistra e sarà necessario rivolgere l’appello a tutti gli elettori che si oppongono al sovranismo e alla Lega.
Rilanciamo una stagione di protagonismo del centrosinistra nei territori e dai territori. In questo anno abbiamo sperimentato un lavoro che ha visto in prima fila gli amministratori. Un lavoro iniziato qui a Nembro grazie alla preziosa e attenta regia di Gigi Ponti che ci ha consentito di avere un ruolo di guida dell’Anci Lombardia e ha promosso una generazione di amministratori anche a livello regionale. Credo che questo lavoro stia dando i suoi frutti e dobbiamo insistere per fare crescere amministratori Pd, del centrosinistra e civici, facendoli salire lungo i rami a livello territoriale, provinciale e regionale.
Dobbiamo chiedere a questi amministratori di essere riferimento di un lavoro, da fare tutti insieme, per allargare il perimetro di coinvolgimento delle varie forme di organizzazione anche spontanea del centrosinistra, dal territorio ad una dimensione regionale.
E vengo al rapporto con i 5 Stelle, di un’alleanza strategica o meno ne discuteremo dentro l’alveo e nelle forme della discussione nazionale. Mi preme sottolineare che anche in questa tornata amministrativa abbiamo fatto la scelta di costruire in tutti i comuni un’offerta politica di centrosinistra che fosse la più ampia, unitaria, plurale e civica possibile. In alcune specifiche situazioni locali, dove c’erano le condizioni, abbiamo verificato fino all’ultimo la possibilità di un accordo con i 5 Stelle, sulla base della condivisione di un programma e di un candidato Sindaco. Alla fine, i 5 Stelle si sono sottratti ma credo sia stato utile provarci.
In consiglio regionale siamo tutti e due all’opposizione, possiamo utilizzare questa condizione per condurre battaglie comuni, non dico di seguirli, dico di trovare un terreno condiviso, un lavoro fianco a fianco fatto dal centrosinistra e dai 5 stelle. Valuteremo più avanti, se e come possa evolvere questo rapporto, se su questo substrato si possa costruire altro. E lo valuteremo in un quadro nazionale più complessivo.
Infine, a fronte di una sfida così impegnativa è giusto domandarsi se siamo pronti, qual è lo stato di salute del nostro partito.
Non è una domanda scontata, veniamo da mesi così difficili che hanno messo a dura prova anche il nostro tessuto organizzativo.
La comunità democratica lombarda nel suo complesso ha retto e non era per niente scontato. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria abbiamo sperimentato modalità online anche informali per tenere insieme il gruppo dirigente, in un lavoro unitario che collegasse i diversi livelli del partito, da quello provinciale alla dimensione di governo. Abbiamo poi sostenuto, incentivato e accompagnato un lavoro a partire dai circoli che, con l’utilizzo delle piattaforme, coinvolgesse i coordinamenti e gli iscritti e, poi, iniziative rivolte all’esterno attraverso le dirette Facebook.
Da qualche mese abbiamo fatto ripartire le attività in presenza, prima con il tesseramento nei circoli, poi le prime iniziative politiche all’aperto nel pieno rispetto della normativa sul distanziamento, abbiamo coraggiosamente svolto anche un numero significativo di feste dell’unità e con la mobilitazione di luglio sulla sanità siamo tornati nelle piazze. Oggi il messaggio che diamo è di una comunità compiutamente in campo, con orgoglio e determinazione. Un orgoglio che non è spocchia di partito ma piena consapevolezza del ruolo che siamo chiamati a svolgere e che nessun altro può fare al posto nostro.
Sono altrettanto convinto che sia necessario fare quel salto di qualità di cui abbiamo parlato nell’Assemblea regionale dello scorso gennaio, per rendere ancora di più la nostra comunità l’infrastruttura politica fondamentale su cui poggiare la costruzione dell’alternativa per liberare la Lombardia.
C’è un aspetto finanziario che tutte le federazioni e i circoli conoscono perché a tutti i livelli stiamo stringendo i denti e dovremo essere ancora più esigenti con noi stessi in termini di risparmi, di efficientamento e di certezza sul versamento delle quote da parte degli eletti.
Una novità fondamentale rispetto alla scorsa Assemblea è l’allocazione della quota del 2 per 1000 ai territori da parte del Pd nazionale, adesso è fondamentale che questi soldi vengano erogati in tempi rapidi ed è evidente che questa quota rappresenta per noi solo un primo passo, chiediamo che aumenti già dal prossimo anno.
Rilanciamo il nostro radicamento nei territori, abbiamo impostato un lavoro a partire dall’Assemblea di gennaio, raccogliendo l’esperienza delle 100 zone della campagna elettorale del 2018. Adesso è il momento di lanciare con convinzione questo lavoro di cui parlerà di qui a breve Jacopo Scandella.
Alla prossima Direzione regionale completeremo il quadro dei Forum: quelli già attivi e quelli legati alle tematiche che emergeranno da questa discussione. In questi mesi abbiamo sperimentato le potenzialità delle piattaforme online come strumento di discussione e di coinvolgimento a distanza che si prestano particolarmente bene per un lavoro come quello dei Forum, consentendo il pieno e continuo coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali, delle competenze settoriali a disposizione, delle rappresentanze territoriali e dei componenti di questa Assemblea, a cui chiediamo di partecipare attivamente.
Vi propongo di dare mandato alla prossima Direzione regionale di convocare, in base ai tempi della discussione congressuale nazionale, una conferenza programmatica lombarda, valutando le forme con le quali aprire la discussione al contributo delle forme di espressione e di organizzazione di tutto il centrosinistra lombardo.
Infine il referendum, non ne sottovaluto l’importanza ma come avete visto ho incentrato questa relazione sulla costruzione da subito dell’alternativa alla Lega nella nostra Regione. Ricordo che nel rispetto del pluralismo delle posizioni, che continua ad essere ricchezza del Pd, l’orientamento assunto dalla Direzione nazionale è a sostegno del Sì.
Concludo chiedendo nelle prossime settimane il massimo impegno di tutto il gruppo dirigente diffuso per il primo e il secondo turno delle elezioni amministrative, e mandando da qui un messaggio di vicinanza e sostegno a tutti i nostri candidati alla carica di Sindaco e di Consigliere.
Buon lavoro a tutti!